Quando ero giovane (intendo giovane giovane 😉 ), festeggiavo ogni occasione, ogni piccola vittoria.

Compio gli anni, festa. Passo un esame, festa. Parto per l’Erasmus, festa. Torno dall’Erasmus, festa (anche se, in quel caso, non c’era proprio niente da festeggiare). La squadra in cui gioco vince il campionato, festa. Mi laureo, festa (della vita, tra l’altro).

 

Poi sono cresciuta un po’. Ho conosciuto persone – appartenenti a diversi ambienti (universitario, lavorativo, sportivo, personale ecc.) poco umili e molto egoriferite e autoreferenziali. E ricordo chiaramente di aver pensato che io, “da grande”, non sarei stata così. Che sarei voluta diventare una donna forte, consapevole delle mie potenzialità, una “dura”, ma umile. Una di quelle persone che non si fanno mettere i piedi in testa dagli altri perché conoscono il proprio valore ma che, allo stesso tempo, non hanno bisogno di elencare i propri traguardi al prossimo per sentirsi vincenti.

 

Poi sono cresciuta un altro po’. E ho capito che ognuno di noi ha una percezione a tratti distorta dei propri pregi e dei propri difetti; che, magari, in certe circostanze, a te sembra di essere “Miss Umiltà” e, invece, agli occhi degli altri non lo sei affatto. Che, in alcuni contesti, l’entusiasmo che senti per una tua vittoria può essere scambiato per immodestia, anche se non vuoi.

 

Con questa consapevolezza in tasca, ho conosciuto l’autoironia. Quella che ti salva dal giudizio altrui – ridendo dei tuoi stessi limiti prima che lo facciano gli altri – e quella che ti toglie dall’imbarazzo dei complimenti.

 

“Come ti sta bene quel vestito!” Hai visto, sparo le mie ultime cartucce prima di diventare vecchia!

“Che bella calligrafia, signorina…” Trova? Sono una maniaca dell’ordine, forse per quello scrivo così…

“Adoro il tuo carattere solare e positivo!” Sicuro? Dovresti fare due chiacchiere con mio marito, quando sono in premestruo e vorrebbe chiedere il divorzio.

 

E così sono passati gli anni e, anche se solo in parte, ho disimparato a festeggiare i piccoli traguardi e a prendermi i complimenti. Nel solo intento di apparire umile, non egoriferita, modesta.

 

In questo anno lunghissimo e orribile, poi, ho capito tante cose. Tra queste una.

Voglio invertire la tendenza. No, non voglio trasformarmi in Donald Trump.

Voglio solo tornare a festeggiare ogni piccolo traguardo senza paura di apparire idiota. E rispondere semplicemente “Grazie” ad ogni complimento, senza sentire di dover ironizzare per meritarmi un bel gesto o una bella parola.

E quindi oggi, nel giorno del primo compleanno del mio blog, pur piccolo e sfigato che siaOH CACCHIO. ANCORA.

Ricomincio.

 

E quindi oggi, nel giorno del primo compleanno del mio blog, voglio gioirne.

E voglio farlo dicendovi grazie.

Grazie per tutti i “Salutami il Walterone” nonostante mio padre non lo abbiate mai nemmeno visto.

Grazie per i “Oggi ho comprato un mazzo di tulipani rosa e ti ho pensata”.

Per i “Si vede quanto ami la Tunisia, quando scrivi di quella terra dai il meglio di te.”

Per i “Ho visto un quaderno in cartoleria che ti sarebbe piaciuto un sacco!”.

Per tutti i “Quando parli della montagna ti brillano gli occhi.”

 

Grazie, semplicemente, per avermi letta e per esservi affezionati a me, a noi. E per avermelo detto.

E’ stato bello poter condividere un progetto luminoso come questo in un anno buio come questo.

Cincin a noi, di cuore. ♥

 

 

PS: Comunque il progetto è piccolo piccolo, il blog modesto e fatto in casa, e io in premestruo. Ok, cia’.